
100 anni fa nasceva Alberto Sordi, indimenticabile l'imprecazione al gol del Catanzaro contro la sua Roma (VIDEO)
Lunedì 15 Giugno 2020 14:10 di Stefano Crisafulli
Cento anni fa, il 15 giugno 1920, nasceva a Roma Alberto Sordi e ancora oggi - a 17 anni dalla sua morte - le sue frasi e la sua voce sembrano risuonare tra le vie di Trastevere, quartiere che l'ha visto nascere e crescere.
Figlio di un maestro strumentista e di una maestra, l'infanzia Albertone la trascorse a Valmontone. Tornato a Roma nel 1937 studiò canto lirico, per entrare nel coro della Cappella Sistina. Sordi, infatti aveva una bellissima voce che gli è stata utile nel lavoro, ma non nella musica. Nella Capitale trovò prima lavoro come comparsa a Cinecittà, nel film kolossal Scipione l'Africano, poi venne scelto per prestare la voce a Oliver Hardy, insieme a Mauro Zambuto (che era la voce di Stan Lauren), i famosi "Stanlio e Ollio".
Quell'accento trasteverino che sembrava averne segnato per sempre la carriera, fu la chiave del suo successo. Su Alberto Sordi vollero scommettere alcuni dei più grandi registi, da Vittorio De Sica che lo arruolò in "Mamma mia, che impressione" a Federico Fellini, suo coetaneo e amico che lo scelse per il film d'esordio "Lo sceicco bianco", era il 1952, il film non ebbe il successo sperato, ma non si può dire lo stesso per la seconda collaborazione Fellini-Sordi, quella de "I vitelloni". E il 1954 fu l'anno di "Un americano a Roma", diretto da Steno, film che ha fatto la storia.
Gli anni '60 furono quelli del vero successo per Alberto Sordi, gli anni in cui uscendo da personaggi parodistici, l'attore potè dimostrare il suo grande talento, divenendo simbolo indiscusso della commedia all'italiana. Il cambio di rotta, in realtà, viene segnato da un'interpretazione drammatica, quella del film "La grande guerra" di Mario Monicelli, premiato alla Mostra di Venezia con il Leone d'oro.
Gli occhi dei registi più grandi caddero su Alberto Sordi negli anni a venire. Da Luigi Zampa con "Il vigile", "Il medico della mutua" (e non solo) a Dino Risi con "Una vita difficile"; da Luigi Comencini con "Tutti a casa" e "Il commissario" a Vittorio De Sica con "Il giudizio universale", "Il boom". E tanti tanti altri registi non si fecero scappare l'opportunità di lavorare con Sordi.
Gli anni '70 e '80 furono quelli che incoronarono Alberto Sordi uno dei migliori attori di tutti i tempi con pellicole che sono diventate "eterne" e che ogni generazione ha visto e vedrà almeno una volta nella vita. "Un borghese piccolo piccolo", "I nuovi mostri", "Il marchese del grillo", "In viaggio con papà", "Il tassinaro", "Troppo forte" sono solo alcuni dei titoli che hanno segnato questi fortunati anni della carriera di Alberto Sordi, alcuni dei quali con il suo "erede artistico" Carlo Verdone.
Non solo attore. Sordi ha firmato anche 19 film come regista. Tra questi ci sono "Fumo di Londra" del 1966, "Polvere di stelle" del 1973, "Io e Caterina" del 1980, "In viaggio con papà" del 1982, "Il tassinaro" del 1983, "Tutti dentro" del 1984.
Ma soprattutto vogliamo ricordare la mitica scena (nel video allegato) del film del 1982 "Io so che tu sai che io so", di cui fu regista e protagonista, nella quale il personaggio da lui interpretato è intento a seguire le sorti della sua squadra del cuore, la Magica Roma, impegnata in un match memorabile di quell'anno contro il Catanzaro, e si lascia andare ad una imprecazione al momento del vantaggio delle Aquile con il gol siglato da Edy Bivi.
Quella di mercoledì 13 gennaio 1982, fu senz'altro una partita storica per i catanzaresi poichè fu una delle poche gare della squadra dei Tre Colli trasmessa in diretta dalla Rai, essendo il recupero dell'undicesima giornata del campionato 1981/1982, giocata alle ore 14:30. L'intera città si mobilitò per lo straordinario evento, tanto è vero che le scuole anticiparono l'uscita per consentire a tutti di potersi recare in tempo allo stadio. Uno stadio gremito da 30mila persone in un clima di euforia per sostenere una delle formazioni più forti di tutti i tempi del Catanzaro. Le Aquile, allenate da Pace, scesero in campo con Zaninelli in porta; Sabadini, Ranieri, Boscolo e Santarini in difesa; Celestini, Mauro, Braglia e Sabato a centrocampo, Borghi e Bivi in attacco. La Roma di Liedholm, rispose con Tancredi, Nela (autore proprio in questa partita del suo primo gol in Serie A), Marangon, Turone, Falcao, Bonetti, Chierico, Giovannelli, Pruzzo, Maggiora, Conti. Arbitro dell'incontro il mitico Paolo Casarin di Milano. Per la cronaca, al gol di Edy Bivi nel primo tempo, che ha visto la reazione "scomposta" di Sordi nel film in questione, rispose nella seconda frazione di gioco Sebino Nela, per la gioia del grande Albertone.
A settembre, fin qui rimandata per l'emergenza Covid-19, si aprirà la mostra dedicata al grande attore nella sua casa-fondazione. Per ricordare quanto sia stato un mito del '900 bastano alcuni dettagli: il 15 giugno del 2000 il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, gli cedette per un giorno la sua fascia tricolore; alla morte, avvenuta il 24 febbraio 2003, il suo corpo venne imbalsamato e così lo salutarono, in un'interminabile processione di due giorni al Campidoglio, tutti i suoi concittadini; ai funerali solenni in San Giovanni in Laterano fu una folla di 250.000 persone ad accompagnarlo per l'ultima volta.
Anche oggi, in occasione dei 100 anni dalla sua nascita, pur in un'annata così difficile, tutta l'Italia festeggia il grande Albertone, senz'altro una gloria nazionale prima che romana.