Alto Medioevo e Calabria Normanna seconda lezione di Storia dell’Università Popolare di Rossano

Venerdì 17 Marzo 2017 11:14 di Redazione WebOggi.it

Alto Medioevo e Calabria Normanna

La seconda lezione di Storia dell’Università Popolare di Rossano

 

di Franco Emilio Carlino

 

Come da programma, Lunedì 13 marzo 2017, presso l’Istituto Comprensivo 4 “A. Amarelli”, allo Scalo di Rossano, si è tenuta la seconda lezione del Corso di Storia della Calabria promosso dall’Università Popolare“Ida Montalti-Sapia”di Rossano, con la fattiva collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Rossano, Assessorati alla Cultura e Pubblica Istruzione e delle Scuole di ogni ordine e grado della Città.

A relazionare su Alto Medioevo e la Calabria Normanna, di fronte a un Auditorium gremito in ogni ordine di posto, è stato il prof. Fausto Cozzettodocente del Dipartimento di Lingue e Scienze dell'Educazione dell’Università della Calabria (UNICAL).

Seconda delle dieci lezioni programmate, l’appuntamento itinerante, molto atteso, ha registratoun’ampia partecipazionee un’attenta condivisione dei docenti e alunni intervenuti, alcuni dei quali hanno presentato interessantilavori sulla tematica trattata.

Prima di entrare nel merito della relazione, si vuole ancora una volta ricordare che le finalità del Corsosono quelle di ampliare econsolidare le conoscenze,nelle nuove generazioni, relative alla ricchezza storica e alla cultura del territorio partendo dal contesto locale allargandolo a quello regionale e nazionale, ma indirettamente vuole essere anche un corso di formazione per un approccio pedagogico allo studio della storia nella scuola di ogni ordine e grado.

I lavori sono stati coordinati dal Dott. Francesco Rapani, socio dell’Università Popolare, al quale hanno fatto seguito gl’interventi dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Dott.ssa Angela Stella e della Dirigente Scolastica Dott.ssa Tiziana Cerbino, i quali hanno portato i saluti delle rispettive istituzioni.

In continuità con quanto sviluppatonella lezione di apertura, il prof. Cozzettoha avviato la sua esposizione sull’argomentoparlando di una Calabria mediterranea che anticamente appartenne al sistema peninsulare italiano. Una Calabriache,fino all’ingresso deiRomani nel territorio bruzio,fuper secoli culla della cultura ellenistica introdotta dai tanti profughi arrivati dalla Grecia,e ospitata “fino a tre secoli prima della nascita di Cristo”. Fu un flusso immigratorio continuo, sulle coste orientali della regione,che consentìdi costruire importantiinsediamenti tra i quali si vogliono citareSibari, Crotone, Locri, Reggio. Un vasto territorio a tutti noto come Magna-Grecia per la sua grandezza essendo una zona molto più estesa della stessa madre patria, mentre sulle coste occidentali della Calabria, per intenderci la parte tirrenica, compresa tra l’appennino che si dispiega muovendosi dal Pollino fino allo Stretto di Messina, nella quale la quotidianità era regolata da un’altra forma di cultura, espressa da alcune popolazioni piuttosto arcaiche e di pastori come quelle dei Bruzi o Brettii.La loro presenza, sostiene il prof. Cozzetto, fu “frutto di mescolanze di popoli diversi che nel corso dei millenni vi si erano insediati giungendovi o via mare, o attraversando le montagne del Pollino. Perciò la regione era per questi popoli un insieme di territori stretti tra montagne che si affacciavano sui mari (Jonio, Tirreno, Stretto di Messina), ma tutti questi mari facevano parte di un solo grande sistema marino: il Mediterraneo dove tutti i mari sono circondati da montagne”. Una regione, come del resto tuttoil Mediterraneo con le rispettive popolazioni,sottomessa ai Romani fin dal III secolo d.C.qualeporzione integrale della loro supremazia e nella quale si affermò il Cristianesimo, una religione che spiegava pubblicamente i fondamenti dei suoi principi dottrinali basati sull’uguaglianza delle persone e quindi, spina nel fianco per un impero che aveva, sino allora, accresciuto la propria potenza praticando la schiavitù.

Tema, che ha permesso al prof. Cozzetto di dissertare sulle sue problematiche in epoca romana, con una piacevole rappresentazione della Calabria a Cinquecento anni dalla morte di Cristo, muovendosi da Aristotele, il grande filosofo greco, il quale affermava che “l’uomo è un animale ragionevole”, fino a Nerone considerata una “eccezione orribile, come nei nostri tempi un Hitler”.Si trattò di un Imperoal quale Roma per quasi un millennio regalò a tutte le comunità una singolare condizione sociale non comune nella vita di quel particolare momento storico. Basti pensarealle grandi arterie di comunicazione stradale come la via Popilia “una bella strada costruita dai romani con un percorso simile a quello dell’attuale autostrada”, o agli straordinari scali portuali dove le navi potevano accedere e sostare con sicurezza. Non di meno si può dire per ciò che riguardava il cibo e quindi l’alimentazione assicurata a tutti. Le grandi opportunità si riscontravano anche nel campo delle professioni dove a ognuno non era precluso poter raggiungere ragguardevoli traguardi professionali ed economici, in rapporto, però, alle proprie capacità,a mio parere già un’avanzata forma di meritocrazia.

Contemporaneamente all’Impero romano presente in tutto il Mediterraneo, nel mondo Euroasiatico allora conosciuto vivevano popolazioni facenti capo a due Stati come la Cina e L’India, definiti dalprof. Cozzetto “stati stanziali”, in quanto ormai da millenni si erano impossessati, come i Romani, di vaste aree, proteggendo i loro confini anche attraverso la lotta e la belligeranza contro le popolazioni nomadi che spingevano per il loro ingresso sul territorio affidato quasi sempre alla difesa di esperti militi. Qualcosa di simile sta accadendo anche oggi e alle porte della nostra Calabria costretta amisurarsi con l‘arrivo dei numerosi profughi che fuggono dal proprio paese,per la guerra.

L’Impero Romano d’Occidente,oramai,era divenuto una monarchia dittatoriale e l’autoritarismo era dominante. Il nuovo ceto sociale dirigente, che esercitava il potere dell’amministrazione, governava in maniera burocratica appropriandosi di continui privilegi tra cui le esenzioni delle imposte. Vantaggi che consentivano di sottrarsi a determinati doveri moralmente previsti, richiesti e dovuti. Ciò li rendeva molto indipendenti dal potere centrale determinando, di fatto, l’origine dello sgretolamento dell’unità politica romana che così si avviava verso una vera e propria, crisi politico-amministrativa. All’evoluzione dei cambiamenti in atto, inoltre, si accompagnò concretamente un grave e progressivo decadimento della situazione sociale ed economica, mentre l’indebolimento alle porte dell’Italia e l’impossibilità di arginare le irresistibili invasionidelle tribù germanichesegnò, di fatto, la definitiva caduta dell’impero.Attacchi e devastazioni incalzanti che interessaronola Calabria, che ben presto si trovò a farei contianche con le occupazioni barbariche,che contribuirono alla categorica degradazione della regione Bruzia.

Tre gli episodi che più ci hanno interessato da vicino, il primo riguardò la presenza dei Visigoti del leggendario Alaricosul nostro territorio.Il secondo fu quello inerente gli insediamenti degli Ostrogoti con Teodorico. Il terzo fu la positiva presenzadi Cassiodoro, fondatore a Squillace del Vivarium, laboriosa e vivace scuola di formazione della persona, sia sul piano intellettuale e morale e sia della consapevolezza del proprio ruolo nella societàe infine la presenza di Totila a Rossano.

IVisigoti, al seguito di Alarico,si diffusero in Italia intorno al 401 e nel 410 dopo aver depredato Roma, erano già presenti sul territorio della Calabrianella vicina Cosenza dove il re visigotocolpito da infermità, a seguito della febbre dovuta al contagio, per la diffusione della malariamorì e secondo la leggenda seppellito nella vecchia Cosenza inuna tomba scavata nel letto del fiume Busento,alla confluenza con quello del Crati insieme al suo tesoro.

Con la divisione,l’Impero Romano turbato al basamento del proprio assetto organizzativo, intorno al 379,si avviò verso la sua futura decadenza.Nel 476, la caduta dell’Impero d’Occidente e l’avvicendarsi delle dominazioni germaniche, portarono la Calabria, insieme al Mezzogiorno d’Italia, sotto la dominazione bizantina sotto la quale rimase per molti secoli.Fu la nascita di un nuovo corsoin tutto la Calabria.Fu l’affermarsi dell’Impero più longevo della storia, del quale a Rossanosi conserva in maniera efficace l’impronta della sua potenza.Un ruolo di forte rilevanza,in qualche modo anche egemone,che “si accompagnò a forme di religiosità cristiana che erano divenute molto diverse da quelle cattoliche e romane e la loro diversità era fortemente accentuata dall’uso della lingua greca da parte del clero bizantino e dalla permanenza del latino presso il clero di osservanza romana”. Infatti non si può fare a meno di evidenziare come con l’occupazione bizantina, eccetto quello di Cosenza, tutti gli altri vescovati calabresi erano nelle disponibilità ecclesiastiche di rito greco.Il regno bizantino si affermava in maniera definitiva con la discesa in campo di Narsete tra il 552 e il 553. È lo stesso Narsete, infatti, che nel 552 sostituendo Belisario, non più nelle grazie del palazzo di Costantinopoli, batté Totila e mediante la guerra greco-gotica, sottomise all’imperatore Giustiniano I, la rimanente parte dell'Italia. Si spegneva così il regno ostrogoto. L’Italia assoggettata al potere di un Esarca, con sede a Ravenna, diventava quindi provincia dell’Impero, ma la successiva invasione dei Longobardi avutasi il 568, contrastata dai Bizantini con grande fatica, ma con pochi risultati, mandava in frantumi in maniera categorica l’unità politica della penisola. Con l’affermazione dei Longobardi nascono i Ducati. Si vennero a creare, così, due distinti regni, il primo longobardo avente per capitale Pavia e il secondo quello bizantino con capitale Reggio Calabria già occupata nel 536 dal grande Belisario. Ben presto i Longobardisi avvicinarono alla religione cattolica e il loro nuovo Regno nel meridioneriguardò tre centri campani: Capua, Salerno e Benevento. Più in là nel corso della loro estensione aggregheranno nel Ducato anche la Calabria centro-settentrionale, mentre Napoli continuò a rimanere bizantina. Un territorio quello calabro che si estendeva -osserva ancora Cozzetto nel prosieguo della sua articolata relazione- “dalla costa paolana, sul Tirreno, fino al massiccio del Pollino, includendo, almeno in parte, la piana del Crati a partire da Cosenza.  Ecco perché la città aveva un vescovo di rito cattolico ed era governata politicamente da un funzionario longobardo il Gastaldo”.La dominazione bizantina, già presente nel Bruzio in occasione della guerra con i Goti (553) proseguì, poi, fino al secolo XII, sino alla comparsa dei Normanni. Fornì nuova energia e stimolò allo sviluppo della Calabria, particolarmente nel settore urbanistico con le costruzioni. Esercitò una funzione di primo piano per ciò che fu la crescita culturale, storica e architettonica della regione. La sua arte contribuì alla nascita di splendide chiese di architettura orientale, e alla produzione del mosaico.Numerosi sono gli esempi dell’architettura bizantina presenti in tutta la Calabria e nella nostra Rossano dove l’impronta della potenza bizantina e della sua artesi percepiscono in ogni angolo del tessuto urbano con gli esempi, solo per citarne alcuni,dell’Abbazia del Patire, del S. Marco, della Panaghja, del Pilerio.

“Nel frattempo -continua il prof. Cozzetto- sulla scena mediterranea era comparso l’Islam, la terza delle grandi religioni monoteiste, essendo la prima quella ebraica, la seconda quella cristiana e la terza quella fondata da Maometto. […] I nuovi conquistatori Arabi apportarono grandi novità tecniche sul piano dell’agricoltura e delle attività mercantili arricchendo così i paesi conquistati. Inoltre la vicenda religiosa islamica, non certo casualmente nata nello stesso ambito territoriale in cui erano emersi ebraismo e cristianesimo, con i quali aveva alcuni elementi dottrinali in comune, in particolare con il Vecchio Testamento, si accompagnò e produsse una forte espansione politico militare oltre che in Oriente e nell’estremo Oriente anche nel Mediterraneo. La rapida islamizzazione del nord Africa portò gli emirati islamici a porsi inevitabilmente come obbiettivo, data la sua centralità, della conquista della Sicilia, come di fatto avvenne nel X secolo. I Bizantini poterono conservare Reggio e la Calabria fino a parte delle Puglie, costituendo una unità territoriale organica che da Reggio raggiungeva, lungo la dorsale jonica, Terra d’Otranto, Mentre rimase inalterato il dominio Longobardo sulla Calabria alto tirrenica e cosentina”.Una contesa con Bizantini e Longobardi durata secoli.

Agli inizi dell’XI sec., come tutte le vicende umane, si avviava verso la naturale conclusione anche il dominio di Bisanzio, finché sul nostro territorio non si presentarono i Normanni guidati da Roberto il Guiscardo, che iniziò a conquistarla ponendo termine, con la sua autorità, alla presenza bizantina e a quella araba, mentre nel nostro paese era in corso una notevole evoluzione nel campo della politica, che si dimenava tra i logorati aspetti della collettività feudale e quelle che erano le nuove richieste sociali. Operazione che, in seguito, fu portata a termine dal fratello Ruggero.

 

Un dominio, quello normanno, dettato da un nuovo popolo, fatto di spericolati avventurieri, erede diretto della razza vichinga, pirati del mare. Fu così che, la storia del nostro Paese arricchì il suo albo delle presenze straniere. Con i Normanni si avrà poil’introduzione del primo feudalesimo.  

 


Galleria Fotografica




Notizie più lette