Questione di geografia - Tratto da Ereticamente.it

Lunedì 21 Marzo 2022 11:39 di Redazione WebOggi.it

DI MASSIMILIANO CAPALBO

 

Così come David Quammen, in “Spillover”, aveva spiegato, e messo in guardia il mondo, come vi fossero tutte le condizioni perché si scatenasse una pandemia anche Tim Marshall, in “Le 10 mappe che spiegano il mondo”, pubblicato nel 2017, aveva anticipato le condizioni che avrebbero potuto scatenare un intervento armato in Ucraina da parte di Putin. Condizioni che sono, innanzitutto, di carattere geopolitico. Ma in Italia, si sa, si legge poco e leggono poco soprattutto quelli che continuiamo a definire giornalisti. Ho cercato notizie riguardo le intuizioni di Tim Marshall sui giornali italiani e, a parte un accenno de Il Giorno, nessuno in Italia ha ritenuto utile fino ad oggi intervistarlo o parlare delle vere motivazioni di questa guerra contenute nel suo libro (credo più per ignoranza che per scelta). In Italia non solo si legge poco ma si studia male, poco o per nulla la geografia. Le conseguenze si vedono poi nelle scelte di politica estera dei governi.

La configurazione geografica dei territori, ci spiega Marshall, imprigiona i loro leader lasciando meno spazio di manovra di quanto si possa pensare. “Se Dio avesse messo qualche montagna in Ucraina, allora quella sterminata prateria che è la Pianura Nordoccidentale non sarebbe un punto di accesso così agevole per chi vuole attaccare la Russia. Ma Putin non ha scelta: deve quantomeno tentare di controllare la parte occidentale della pianura.
La geografia ha sempre condizionato le scelte dei governi, ne ha sempre limitato o agevolato le ambizioni politiche ed economiche. Ma in pochi ne hanno tenuto e tengono conto. Non solo la geografia ma anche il clima. La tecnologia satellitare americana più avanzata non potè nulla contro il clima dell’Afghanistan, nel 2001, poco dopo gli attentati alle torri gemelle. Una tempesta di sabbia mai vista prima costrinse i caccia e i bombardieri americani a rimanere a terra nelle prime fasi delle operazioni. Ma potremmo anche ricordare le storiche sconfitte “climatiche”, avvenute proprio in Russia, ai danni di Napoleone ed Hitler. I governi tracciano confini artificiali sulla carta ma poi sono costretti a misurarsi con la realtà. L’ammissione che l’uomo non vuole fare a se stesso e agli altri è che la natura è più potente, che per quanta tecnologia o conoscenza si possano mettere in campo, ci si può spingere solo entro certi limiti. I governanti che nel corso della storia ne hanno tenuto conto hanno vinto, quelli che ne hanno sottovalutato le conseguenze hanno dovuto capitolare.
La Russia è il paese che non ha montagne ad occidente. Mentre da oriente non potrebbe attaccarla nessuno se non a rischio di gravi perdite, vista l’estensione immensa e la morfologia del suo territorio e la rigidità del clima (qui è la geografia a proteggerla), è da occidente che deve difendersi e, in particolare, nel punto più stretto che si trova in Polonia. Poi il territorio si allarga enormemente ed è pianeggiante e tutto diventa più difficile. E negli ultimi cinquecento anni in tanti hanno provato, senza successo, a conquistarla.

 

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